intrinsic mutuality | chiara sgaramella

pianpicollo research residency 022


evento finale



La mia ricerca presso Pianpicollo Selvatico trae origine dall’interesse verso le pratiche agricole non industriali. Partendo dallo studio degli attrezzi tradizionali del lavoro contadino, espressione della dimensione manuale e relazionale della pratica del coltivare, sono sorte alcune domande che hanno ampliato l’ambito della ricerca personale: puó l’agricoltura configurarsi come uno spazio di convivenza, coevoluzione e cura reciproca che abbraccia elementi minerali, forme di vita vegetali ed animali, e include anche le comunità umane? Come possiamo transitare da una visione estrattivista dell’agricoltura verso pratiche più rispettose dell'ecosistema, che permettano rigenerare le risorse e proteggere la vitalità e la biodiversità del suolo? Qual è il ruolo delle pratiche artistiche e della percezione estetica in questo processo?

A partire da queste domande, il lavoro personale si è orientato progressivamente verso una riflessione sulla complessità del suolo come intreccio vivo di organismi, fonte di alimento ma allo stesso tempo deposito di tutto ció che ci ha preceduto. Le recenti definizioni scientifiche del suolo ci spiegano che non si tratta solo di un habitat per le piante e per gli esseri che ci vivono, né unicamente di un insieme di elementi minerali, organici o decomposti generati dal metabolismo degli organismi. In realtà i batteri, i funghi, le microalghe, la rizosfera e tutte le forme di vita che la abitano sono il suolo. Un suolo vivo può esistere solo con e attraverso una comunità multispecifica di esseri che lo crea e lo sostiene nel tempo. Questa consapevolezza ha aperto un interessante campo di indagine in relazione alla tematica centrale della ricerca, collegando la riflessione concettuale e artistica alla nozione ampia di cura interspecie proposto da Maria Puig de la Bellacasa (2017). La filosofa ci invita infatti a esplorare i molti modi in cui le altre specie si prendono cura delle comunità umane e non, evidenziando le numerose forme di interdipendenza che sostengono la vita nel suolo.

Le differenti fasi della ricerca si materializzano in una serie di disegni ed incisioni che compongono un’installazione con l’obiettivo di rispecchiare le stratificazioni di pratiche, saperi e processi naturali che conformano il suolo e che ci nutrono sia fisicamente che culturalmente. Inoltre, la proposta artistica si sofferma sull'idea di commensalità come spazio di interazione e reciprocità intrinseca.

----------


My research at Pianpicollo Selvatico stems from an interest in non-industrial agricultural practices. Starting from the study of traditional farming tools as an expression of the manual and relational dimensions of the practice of cultivation, a number of questions arose broadening the scope of the research: can agriculture be understood as a space of coexistence, co-evolution, and mutual care that embraces mineral elements, plant and animal life forms, including human communities? How can we transition from an extractivist view of agriculture to more ecosystem-friendly practices that allow regeneration of resources and protect soil vitality and biodiversity? What is the role of artistic practices and aesthetic perception in this process?

Beginning from these questions, my work has progressively gravitated toward a reflection on the complexity of soil as a living entanglement of organisms, a source of nourishment but at the same time a repository of all that has come before us. Recent scientific definitions of soil explain that it is not only a habitat for plants and living beings, nor solely a collection of mineral, organic or decomposed elements generated by the metabolism of organisms. In reality, bacteria, fungi, microalgae, the rhizosphere and all the life forms that inhabit it are the soil. A living soil can only exist with and through a multispecies community of beings that creates and sustains it over time. This awareness opened an interesting field of inquiry in relation to the central theme of the research, linking conceptual and artistic investigation to the expansive notion of interspecies care proposed by Maria Puig de la Bellacasa (2017). The philosopher invites us to explore the many ways in which other species care for human and nonhuman communities, highlighting the many forms of interdependence that sustain life in the soil.

The different phases of the research materialize in a series of drawings and engravings that compose an installation with the aim of portraying the stratification of practices, knowledge and natural processes that shape the soil and nourish us both physically and culturally. Moreover, the proposal delves on the idea of commensality as a space of interaction and intrinsic mutuality.