foresta democratica | alice benessia

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La foresta democratica è un laboratorio di ricerca sulla fotografia come pratica dello sguardo, iniziato nel 2009. Il titolo si ispira all’omonima monografia del fotografo americano William Eggleston, nella quale l’autore propone una visione sistemica e non oggettivante del processo fotografico.

Il lavoro si fonda sulla possibilità di individuare, esplorare ed ampliare il proprio modo di guardarsi attorno e il proprio linguaggio visivo fotografico, fatto di ritmo, tonalità, tavolozza, qualità emotiva, contenuto semantico e numerose altre possibilità espressive.

Si pensa comunemente che il processo del fotografare consista nello scatto, e che la selezione e la stampa siano conseguenze sostanzialmente automatiche della prima fase, una volta appresi i canoni della composizione e della tecnica fotografica. Se si prova a invertire l’ordine accade qualcosa di interessante: la selezione e la stampa possono diventare passaggi fondamentali per vedere e sentire non solo che cosa si è guardato, come e perché, ma anche e soprattutto per intessere relazioni visive, emotive e cognitive tra le immagini. In analogia con il linguaggio verbale, si individuano così le prime parole, poi frammenti di frase e, di passaggio in passaggio, intere storie o poemi. In questo modo, la tecnica, la scelta tecnologica e l’efficacia della composizione restano aderenti e funzionali al linguaggio espressivo individuale. Elemento fondamentale in tale processo di individuazione dello sguardo è l’osservazione di gruppo. Solo attraverso la risposta visiva, emotiva e cognitiva altrui è possibile apprendere che cosa le immagini esprimano, a prescindere dalle proprie intenzioni.

Alla fase introduttiva di acclimatamento con il proprio modo di guardare e con la tecnica di base, segue un ciclo di incontri residenziali a Pianpicollo Selvatico, nei quali approfondire alcuni elementi fondanti del processo fotografico: la luce, il tempo, il corpo e la dimora delle immagini.


Artisti italiani e internazionali collaborano in forma seminariale a questa seconda fase. Sono fin qui intervenuti: la fotografa americana Sari Goodfriend, il video maker colombiano Juan Recamán, la regista teatrale Susanna Mannelli, il duo artistico Andrea Caretto e Raffaella Spagna.

Nel corso di questi incontri seminariali, nuovi linguaggi espressivi integrano la ricerca visiva dei partecipanti: dalla scrittura, all’installazione alla performance dal vivo.